29.11.2022 – È partita da lontano, dal novembre del 2018, l’inchiesta che è culminata nel blitz della polizia nelle prime ore della giornata di oggi (martedì 29 novembre), nel quale sono finite in manette una ventina di persone considerate appartenenti al clan mafioso dei Cursoti milanesi. Un’indagine durata circa un anno, fino al settembre del 2019, in cui gli inquirenti, attraverso intercettazioni (telefoniche, ambientali e telematiche) e videoregistrazioni, hanno potuto raccogliere tutti gli elementi necessari per inchiodare gli appartenenti al clan e portare a termine gli arresti nell’ambito dell’operazione Zeus.
Tensioni interne ed episodi di violenza per la gestione del potere
Le indagini hanno permesso agli inquirenti anche di scoprire che, negli ultimi tempi, il clan dei Cursoti aveva ripreso il controllo di alcune zone che, precedentemente, erano passate sotto l’influenza del gruppo dei Cappello-Bonaccorsi. Attraverso le indagini, gli inquirenti hanno potuto anche riscontrare alcune dinamiche interne al clan e alla sua gestione del potere, comprese le lotte per il vertice tra due frange in particolare, culminate anche in episodi di violenza. Tensioni sedate dopo la scarcerazione di quello che era considerato l’attuale leader, che era stato capace di riunire le due fazioni sotto la sua guida. Il clan, secondo quanto ricostruito, reinvestiva i proventi delle attività illecite (tra cui lo spaccio) per mantenere gli affiliati durante la detenzione in carcere.
Sequestrate anche armi da fuoco
Nel blitz di stamattina, oltre ai venti arresti, la Polizia ha anche sequestrato numerose armi da fuoco, che erano state utilizzate anche durante i già citati momenti di tensione interna.
[E.R.]