..Migranti: smantellato traffico di esseri umani, 25 fermi.
Operazione contro il traffico di essere umani. Venticinque i provvedimenti di fermo di indiziato di delitto eseguiti dalla polizia di Stato di Catania, su delega della Direzione distrettuale antimafia.
L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravata anche dalla transnazionalità.
I trafficanti, per lo più guineani e ivoriani, offrivano ai connazionali ‘pacchetti completi di viaggio’ e sono stati rintracciati in diverse località del territorio nazionale.
L’indagine, condotta dalla Squadra mobile di Catania, e scaturita nell’operazione “Landayà”, è partita dalle dichiarazioni di una minorenne. La ragazza, prelevata dalla comunità, e immessa su un autobus diretto al nord. Lì ad attenderla vi erano alcuni dei suoi aguzzini. La ragazza, giunta il 25 gennaio 2021 al porto di Augusta, collocata presso una struttura nel Catanese ma fermamente intenzionata a raggiungere la Francia.
La ragazza intendeva seguire le indicazioni avute in Libia da una donna che l’aveva avvicinata mentre si trovava in attesa di imbarco. E che le si era presentata come sorella di un soggetto che, in Italia, si occupava di far completare il lungo viaggio dal Paese di origine sino alla Francia. Passando per l’Italia e del quale aveva fornito il contatto telefonico.
La minore, giunta in Italia e collocata in struttura per minori stranieri non accompagnati, se ne era allontanata affidandosi alle cure della persona indicatale in Libia. E grazie a quest’ultima e di altri indagati, è fuggita per tre volte dalle comunità in cui veniva ospitata sino a raggiungere il territorio francese.
L’attenzione si è dunque focalizzata su stranieri di cittadinanza guineana e ivoriana coinvolti nel trasferimento in Francia della minore. E, partendo da questi, ha consentito di individuare un gruppo criminale di matrice straniera, a carattere transnazionale. Il gruppo, formato da più cellule operative in Africa, Italia e Francia.
Migranti: le dichiarazioni del direttore della polizia
“Abbiamo azzerato diverse cellule di favoreggiatori dell’immigrazione clandestina diffuse su tutto il territorio nazionale. Ciascuna con specifici compiti di accoglienza, gestione e invio, oltre confine di migranti provenienti dall’area subsahariana. E intenzionati a oltrepassare l’Italia per recarsi in altri paesi dell’Unione Europea”.
Lo afferma il direttore centrale anticrimine della polizia di Stato, Francesco Messina, sull’operazione, coordinata dalla Dda di Catania, che ha smantellato un vasto traffico di esseri umani.
“Le indagini, spiega , hanno consentito di colpire un’organizzazione composta da stranieri di origine africana dedita massivamente al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Essendo in grado di contattare il migrante direttamente in territorio africano (Costa d’Avorio, Mali, Marocco, Libia) e di condurlo, dietro pagamento di somme di denaro superiori ai mille euro, nel Paese europeo prescelto.
Reati gravi, commessi in diversi paesi e caratterizzati dalla transnazionalità. Colpire i partecipanti a queste consorterie continua a essere una priorità per la Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato” queste le dichiarazioni del Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato Prefetto Francesco Messina.
Il gruppo criminale che si occupava della tratta di esseri umani dall’Africa all’Europa, risultava avere una “struttura fluida”, spiegano gli inquirenti. Perché capace di adattarsi ma in ogni caso ben definita quanto ai ruoli. Non vi era un capo al vertice, ma quattro capi/organizzatori. Ciascuno per ognuno dei gruppi, quattro entità collettive, operanti con una organizzata gestione di risorse umane e materiali, stabilmente a disposizione le une delle altre e sinergicamente attive con metodi illeciti.
“In un unico superiore progetto associativo che dall’Italia passava soltanto, in quanto iniziava all’estero e terminava all’estero”. Individuata una struttura complessa e articolata del sodalizio, composto fondamentalmente da tre cellule: una con sede in Piemonte, a Torino; una in Liguria, ma con un associato dimorante ad Asti. Una terza con sede a Ventimiglia e a sua volta suddivisa in due sottogruppi.
Accanto a questi gruppi sono stati individuati ulteriori due affiliati ‘cerniera’, in quanto non inquadrabili definitivamente come alle dipendenze esclusive di alcuno dei vari leader o in collaborazione con uno solo dei gruppi. Ma “stabilmente disponibili a intervenire nella catena di azioni necessarie a garantire le azioni di sconfinamento dei migranti rivoltisi al sodalizio”.
Più, in generale, cellule operative sono riscontrate in Africa (Libia, Guinea, Costa d’Avorio, Tunisia e Marocco), in Italia (a Genova, Torino, Asti, Cuneo e Ventimiglia) e in Francia.
Migranti: ‘traffico’ su postepay, transazioni per 800mila euro
L’analisi dei flussi di denaro relativi alle carte postepay utilizzate nel sistema di traffico di esser eumani dall’Africa all’Europa, ha restituito per cascuna – spiega la polizia di Stato che, un saldo pressoché pari a zero. Le carte venivano infatti utilizzate quali ‘contenitori precari’, con transazioni complessivamente ammontanti a 800 mila euro.
Solo considerando le carte postepay intestate a diversi indagati e dovendosi, comunque, tenendo in considerazione che spesso nel settore dello smuggling e del trafficking, i flussi di denaro di rilievo avvengono utilizzando soggetti apparentemente non legati agli autori del reato. Questo per evitare che operazioni di movimentazione di danaro anomale ripetute, e di un certo rilievo, possano essere oggetto di attenzione investigativa.
Ulteriori accertamenti patrimoniali hanno dunque confermato un considerevole giro d’affari. Sebbene la maggior parte dei movimenti dei flussi di denaro avvenisse in contanti (soprattutto per la clientela agganciata alla spicciolata in prossimità dei confini). E un’altra parte attraverso sistemi basati sulla mera fiducia, definita dai monitorati con il termine “Landaya” (da qui il nome dell’operazione). L’analisi delle postepay in uso ad alcuni degli indagati ha consentito di attestare che uno dei complici aveva effettuato l’acquisto on line di titoli di viaggio in un limitato arco temporale per un ammontare di circa 26 mila euro.