07.11.2022 – Nella ventiquattresima edizione della classifica annuale sulla qualità della vita nelle città italiane stilata da ItaliaOggi, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e con Cattolica assicurazioni del Gruppo Generali, le città siciliane occupano il fondo. La città siciliana capoluogo di provincia dove, secondo la classifica annuale stilata dal quotidiano economico, si vive meglio è Ragusa, che tra le città italiane è all’ottantaquattresimo posto. Decisamente peggio va a Catania: il capoluogo etneo, infatti, si classifica alla posizione numero 102 su 106 città prese in considerazione.
E non va meglio nemmeno per quanto riguarda Ecosistema urbano, report realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e con Il sole 24 ore, che tiene in considerazione 18 fattori legati alla sostenibilità ambientale delle pratiche messe a punto nelle città per la tutela dell’ambiente. Anche qui, la maggior parte delle principali città siciliane arranca e occupa le posizioni più basse delle classifiche, con Catania che risulta addirittura essere la peggiore tra le 105 città prese in analisi dall’associazione ambientalista.
Catania tra le peggiori città per qualità della vita
La classifica elaborata da ItaliaOggi e dall’Università romana prende in considerazione diversi parametri per valutare la qualità della vita nelle diverse province. Si va dall’ambito lavorativo a quello della formazione, passando per tempo libero, sicurezza e ambiente. Dal report si nota come tra le peggiori città italiane in questi ambiti vi siano appunto le città meridionali, con alcune (è il caso di Crotone, ultima nella classifica sulla qualità della vita) in cui i dati raccolti sono drammatici. La classifica evidenzia come l’Italia sia sostanzialmente divisa: da una parte, le città settentrionali, dove a quanto pare la qualità della vita è molto alta; dall’altra, il sud Italia, dove disoccupazione, carenze di servizi e investimenti e problemi sociali sono (ancora) una vera piaga influenzando nettamente al ribasso la qualità della vita.
Sostenibilità ambientale, Catania fanalino di coda
Anche per quanto riguarda la sostenibilità ambientale (dove comunque, fa notare Legambiente, in tutta Italia la situazione è tutt’altro che rosea) il capoluogo etneo risulta tra i peggiori analizzati. Qui, il quadro è un po’ più omogeneo: sono poche, infatti, le città che secondo i parametri analizzati hanno fatto registrare buoni punteggi. Tra queste spicca Cosenza, mentre tra le città siciliane le migliori in tal senso risultano essere Agrigento e Trapani. Dal report di Legambiente risulta che Catania è in coda alla classifica (preceduta, di poco, da Palermo) e che è peggiorata, rispetto agli indici dell’anno scorso, in quasi tutti i parametri. Dall’inquinamento atmosferico alle perdite di rete, passando anche per la diminuzione dei passeggeri dei mezzi pubblici (che si traduce in un maggior numero di auto circolanti: in tal senso, le iniziative dell’Università di Catania sulla mobilità sostenibile rischiano di essere una cattedrale nel deserto se non si realizza una rete che coordini tutti gli attori cittadini). Catania è ultima anche nel dato sulla raccolta differenziata dei rifiuti che, pur in miglioramento rispetto al passato, ne fa ancora una cenerentola per quanto riguarda la sostenibilità ambientale della città.
È ora di pianificare per bene, il Pnrr è un’occasione unica
Il quadro emerso dai report, insomma, appare a tinte fosche. E se le classifiche, di per sé, lasciano il tempo che trovano, i parametri analizzati fotografano una situazione che è tutt’altro che positiva. E che richiede politiche lungimiranti sia a livello centrale, con una pianificazione seria degli investimenti, sia a livello territoriale. In tal senso, i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (che destina una cospicua fetta di danaro proprio al mezzogiorno) possono dare una mano, ma bisogna progettare per bene, mettendo da parte slogan e interessi di pochi, perché il treno passerà e la Sicilia rischia di perderlo. E, stando ai dati, anche per colpa della propria rete ferroviaria.
[E.R.]