Augusta. Droga e telefonini delle carceri.
Spaccio di droga nel carcere di Augusta e introduzione di dispositivi di comunicazione da parte di detenuti. Sono le accuse che la Direzione distrettuale antimafia di Catania contesta a 11 persone, raggiunte da provvedimento restrittivo del gip.
Il blitz è stato avviato dai militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Catania.
Gli indagati rispondono a vario titolo di traffico organizzato di sostanze stupefacenti e di spaccio di droga all’interno della casa di reclusione di Augusta. Nonché di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.
Augusta: le zone in cui si è intervenuti
Ottanta uomini delle fiamme gialle di Catania e del nucleo investigativo di Palermo della Polizia penitenziaria hanno operato in diverse provincie della Sicilia. Ma anche in Calabria e in Friuli Venezia Giulia, con l’ausilio di finanzieri del Servizio centrale investigazione sulla Criminalità organizzata (Scico). Insieme ai Comandi provinciali di Palermo, Ragusa e Udine. Nonché, per la Polizia penitenziaria, con personale del Nucleo Investigativo di Padova e di Catanzaro, sotto il coordinamento del Nucleo investigativo centrale.
L’inchiesta Alcatraz (nove persone in carcere e due ai domiciliari) è nata dalle dichiarazioni di alcuni detenuti ristretti presso la casa di reclusione di Augusta. Riguardo l’illecita introduzione di stupefacenti e telefoni cellulari all’interno della struttura carceraria.
Le investigazioni, svolte anche mediante attività tecniche e servizi di pedinamento, osservazione e controllo, hanno permesso di individuare un’associazione criminale. Questa, composta da non meno di 8 persone, dedita in particolare all’approvvigionamento, al trasporto e all’introduzione clandestina dello stupefacente. Principalmente hashish, all’interno dell’istituto di pena.
Il gruppo criminale sarebbe stato promosso, organizzato e coordinato dai detenuti Andrea Marino e Ignazio Ferrante. Il primo ha impartito all’interno della struttura carceraria direttive ai propri sodali a piede libero. Per quanto riguarda quantitativi, tipologia, prezzi e modalità di pagamento della droga, coordinando le successive fasi di introduzione clandestina e cessione ad altri detenuti.
Il secondo ha invece curato l’approvvigionamento, il confezionamento, il trasporto e l’ingresso dello stupefacente all’interno del medesimo istituto di pena. Avvalendosi dell’ausilio, a vario titolo, di Giuseppe Misia, Andrea Scafidi, Valentina Romito, Michele Ferrante, Clotilde Maranzano e Angela Palazzotto.
I cellulari introdotti nel carcere erano dotati di sim intestate a soggetti inesistenti, i quali costituivano lo strumento fondamentale per le quotidiane comunicazioni con l’esterno.